PAESAGGI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE IN VAL CANALE

IL VALLO ALPINO  IN VAL CANALE – UN PATRIMONIO SEGRETO DA RISCOPRIRE

La Val Canale presenta un numero considerevole di cavità  naturali ed artificiali utilizzate a scopi militari, nel susseguirsi  dei vari fatti d’armi che interessarono la zona in antichità ed in occasione dei due grandi conflitti mondiali.

Molti di questi anfratti sono stati riutilizzati ed adattati negli anni ’30 durante il dominio del Regno d’Italia  che a partire  dal 1931 iniziò la realizzazione di una linea fortificata denominata “Vallo Alpino”, tale linea    prevedeva la costruzione di  fortificazioni prevalentemente scavate in roccia atte a difendere militarmente  l’allora confine settentrionale d’Italia che iniziava a Ventimiglia per concludersi a Fiume (attuale Rijeka,  in Croazia), escludendo la frontiera Svizzera tradizionalmente neutrale,  percorrendo quindi tutto l’arco alpino italiano.

I lavori fortificatori nel Alto Friuli ebbero particolare impulso successivamente  al marzo del 1938,  con  l’annessione   dell’Austria  alla Germania. Le Opere del Vallo Alpino  (anche chiamate impropriamente bunker)  non vennero mai utilizzate in azioni di guerra , ad eccezione di alcuni episodi di resistenza in occasione dell’Armistizio dell’8 Settembre 1943, come a Coccau (al confine di stato), in località Porticina,  dove nella  notte dell’8 Settembre fino alla tarda mattinata del 9 Settembre 1943 si sparò con mitragliatrici da alcune fortificazioni verso i mezzi militari tedeschi che varcavano la frontiera.

Successivamente all’entrata dell’Italia nell’Alleanza Atlantica nel 1949 che poi diventerà N.A.T.O., parte delle strutture del “Vallo Alpino”, in particolare quelle di fondo valle, vennero riutilizzate in funzione antisovietica nelle zone di frontiera con Austria e Yugoslavia, entrando così nel periodo della Guerra Fredda.

Il Friuli Venezia – Giulia, quale regione di confine a nordest,  costituì una zona fortemente militarizzata e strategicamente preparata per opporre notevole resistenza ad una potenziale invasione da parte delle truppe del Patto di Varsavia.  Tali Opere persero la loro importanza strategica con la caduta del muro di Berlino e le ultime in servizio vennero disarmate nell’estate del 1992 .   Attualmente  una buona parte delle  strutture difensive sono ancora in mano all’Esercito Italiano mentre altre  sono state cedute in uso  ai comuni dove si trovano  oppure ad associazioni come “Landscapes”  che hanno lo scopo di far riscoprire questo patrimonio quasi dimenticato.

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