LE ATTIVITA’ DI VALORIZZAZIONE DEL VALLO ALPINO IN VAL CANALE

IL VALLO ALPINO IN VAL CANALE –

UN PATRIMONIO SEGRETO DA RISCOPRIRE

 

 

In questa valle crocevia e confine tra popoli, ricca di natura incontaminata e storia, esistono un patrimonio di manufatti e ricoveri artificiali utilizzati in passato per scopi militari.  Molti di questi fanno parte della linea difensiva del Vallo Alpino del Littorio.

Era il 1931 e Mussolini ordinò la pianificazione di una linea difensiva lungo delle Alpi. Questa linea correva da Ventimiglia fino a Fiume (oggi Rijeka, in Croazia), attraversando l’intero arco alpino italiano, escludendo la neutrale Svizzera.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, molte di queste strutture furono pronte per la difesa, ma vennero utilizzate solo in pochi episodi, come quello di Coccau, durante l’Armistizio dell’8 Settembre 1943.

Dopo la guerra, alcune parti del Vallo Alpino furono riutilizzate per scopi difensivi durante la Guerra Fredda, quando l’Italia entrò nell’Alleanza Atlantica (1949), diventando parte della NATO. Il Friuli Venezia Giulia divenne una zona militarizzata, pronta a resistere a un’eventuale invasione.

Con la fine della Guerra Fredda e la caduta del muro di Berlino, queste strutture persero la loro importanza strategica. Nel 1992, le ultime rimaste in servizio furono disarmate.

Oggi molte di queste strutture sono ancora sotto il controllo dell’Esercito Italiano, mentre altre sono state cedute ai comuni o ad associazioni come “Landscapes”, che lavorano per far conoscere e apprezzare questo patrimonio quasi dimenticato.

Fiume (attuale Rijeka,  in Croazia), escludendo la frontiera Svizzera tradizionalmente neutrale,  percorrendo quindi tutto l’arco alpino italiano.

I lavori fortificatori nel Alto Friuli ebbero particolare impulso successivamente  al marzo del 1938,  con  l’annessione   dell’Austria  alla Germania. Le Opere del Vallo Alpino  (anche chiamate impropriamente bunker)  non vennero mai utilizzate in azioni di guerra , ad eccezione di alcuni episodi di resistenza in occasione dell’Armistizio dell’8 Settembre 1943, come a Coccau (al confine di stato), in località Porticina,  dove nella  notte dell’8 Settembre fino alla tarda mattinata del 9 Settembre 1943 si sparò con mitragliatrici da alcune fortificazioni verso i mezzi militari tedeschi che varcavano la frontiera.  Successivamente all’entrata dell’Italia nell’Alleanza Atlantica nel 1949 che poi diventerà N.A.T.O., parte delle strutture del “Vallo Alpino”, in particolare quelle di fondo valle, vennero riutilizzate in funzione antisovietica nelle zone di frontiera con Austria e Yugoslavia, entrando così nel periodo della Guerra Fredda.

Il Friuli Venezia – Giulia, quale regione di confine a nordest,  costituì una zona fortemente militarizzata e strategicamente preparata per opporre notevole resistenza ad una potenziale invasione da parte delle truppe del Patto di Varsavia.  Tali Opere persero la loro importanza strategica con la caduta del muro di Berlino e le ultime in servizio vennero disarmate nell’estate del 1992 .   Attualmente  una buona parte delle  strutture difensive sono ancora in mano all’Esercito Italiano mentre altre  sono state cedute in uso  ai comuni dove si trovano  oppure ad associazioni come “Landscapes”  che hanno lo scopo di far riscoprire questo patrimonio quasi dimenticato.

 

LE ATTIVITA’ DI VALORIZZAZIONE DEL VALLO ALPINO IN VAL CANALE